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Reati Fallimentari: Che cosa sono?

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Reati Fallimentari: Che cosa sono?

Introduzione ai Reati Fallimentari

In più di quarant’anni di attività nel diritto penale e procedura penale, ho avuto il privilegio di assistere a una straordinaria evoluzione dell’interpretazione e dell’applicazione dei reati fallimentari. Questi reati, inizialmente poco considerati nell’ambito penale, hanno assunto nel tempo una rilevanza sempre crescente.

I reati fallimentari costituiscono una categoria specifica di reati economici, previsti dalla legge per tutelare il corretto svolgimento dell’attività d’impresa e per garantire una giusta distribuzione delle perdite tra i creditori in caso di fallimento. Essi rappresentano un elemento di estrema importanza per il nostro sistema economico e meritano un’attenzione particolare per la loro complessità e rilevanza pratica.

Tipologie di Reati Fallimentari

Il reato di bancarotta semplice

Il sistema giuridico italiano prevede una serie di norme volte a tutelare gli interessi dei creditori e garantire l’integrità del sistema economico. Tra i reati contro il patrimonio, la bancarotta rappresenta un’ipotesi di particolare rilevanza. In questo articolo, esamineremo il reato di bancarotta semplice, focalizzandoci sugli aspetti strutturali che lo caratterizzano e differenziandolo dalla bancarotta fraudolenta, secondo quanto stabilito dall’articolo 217 della legge fallimentare (R.D. 16 marzo 1942, n. 26).

Il reato di bancarotta semplice, previsto dall’articolo 217 della legge fallimentare (R.D. 16 marzo 1942, n. 26), si configura quando un imprenditore o un soggetto che svolge un’attività economica organizzata, mediante atti dolosi o colposi, determina o aggrava la propria situazione di insolvenza, cagionando un pregiudizio agli interessi dei creditori.

Elementi strutturali del reato di bancarotta semplice

Gli aspetti strutturali del reato di bancarotta semplice comprendono i seguenti elementi:

  1. Soggetto attivo: Il reato può essere commesso solo da un imprenditore o da un soggetto che svolge un’attività economica organizzata. È necessario che il soggetto abbia la capacità di agire in ambito economico.
  2. Condotta criminosa: Il reato di bancarotta semplice può essere commesso sia con dolo (intenzione diretta) che con colpa (negligenza o imperizia). La condotta criminosa può consistere in atti che determinano o aggravano la situazione di insolvenza, quali dissipazione, distrazione o occultamento di beni.
  3. Insolvenza o pregiudizio patrimoniale: Affinché si configuri il reato, è necessario che il soggetto attivo determini o aggravi la propria situazione di insolvenza, arrecando un pregiudizio agli interessi dei creditori. Questo può avvenire tramite atti diretti a eludere il pagamento dei debiti o a danneggiare i creditori stessi:

È punito con la reclusione da sei mesi a due anni, se è dichiarato fallito, l’imprenditore, che, fuori dai casi preveduti nell’articolo precedente:

1) ha fatto spese personali o per la famiglia eccessive rispetto alla sua condizione economica.

2) ha consumato una notevole parte del suo patrimonio in operazioni di pura sorte o manifestamente imprudenti.

3) ha compiuto operazioni di grave imprudenza per ritardare il fallimento.

4) ha aggravato il proprio dissesto, astenendosi dal richiedere la dichiarazione del proprio fallimento o con altra grave colpa.

5) non ha soddisfatto le obbligazioni assunte in un precedente concordato preventivo o fallimentare.

Le principali differenze tra bancarotta semplice e bancarotta fraudolenta

Le principali differenze tra bancarotta semplice e bancarotta fraudolenta sono:

  • La bancarotta semplice si distingue dalla bancarotta fraudolenta per la presenza del dolo specifico. Mentre nel reato di bancarotta semplice è sufficiente la commissione di atti che determinano o aggravano l’insolvenza, nel caso della bancarotta fraudolenta è richiesto un elemento soggettivo ulteriore, ossia l’intenzione di trarre un ingiusto profitto o di recare un danno a terzi mediante l’elusione delle norme sulla dichiarazione di fallimento.
  • La bancarotta semplice può essere commessa sia con dolo che con colpa, mentre la bancarotta fraudolenta richiede il dolo specifico. In entrambi i casi, però, si configura un reato contro il patrimonio.

Il Tribunale Rovigo, con una recente sentenza del 12/04/2021, n.184 – riguardante il tema di Bancarotta fraudolenta e bancarotta semplice sulla prova inconfutabile del dolo – ha chiarito che l’assenza di prove inequivocabili circa l’intenzionalità dell’omessa o irregolare tenuta delle scritture contabili, finalizzata e sorretta dalla consapevolezza che avrebbe impedito la ricostruzione del patrimonio sociale con pregiudizio per i creditori, non consente di ricavare la sussistenza del dolo specifico e conseguentemente l’impossibilità dell’integrazione del reato di bancarotta fraudolenta, residuando il reato di bancarotta semplice documentale, integrata dalla omessa, irregolare ovvero incompleta tenuta delle scritture contabili per i tre anni precedenti la dichiarazione di fallimento.

Bancarotta Fraudolenta

Tra i reati contro il patrimonio, la bancarotta fraudolenta rappresenta una delle fattispecie più gravi. In questo articolo, esamineremo il reato di bancarotta fraudolenta, previsto dall’art. 216 del R.D. 16 marzo 1942, n. 267, concentrandoci sugli aspetti strutturali che lo caratterizzano, con particolare riferimento al dolo specifico, nonché sulle differenze tra bancarotta fraudolenta documentale e bancarotta fraudolenta per distrazione.

Elementi strutturali del reato di bancarotta fraudolenta

Il reato di bancarotta fraudolenta, previsto dall’art. 216 della legge fallimentare ( R.D. 16 marzo 1942, n. 267 ), si configura quando un imprenditore o un soggetto che svolge un’attività economica organizzata agisce dolosamente, con l’intento di trarre un ingiusto profitto o di recare un danno a terzi, mediante l’elusione delle norme sulla dichiarazione di fallimento.

Gli aspetti strutturali del reato di bancarotta fraudolenta comprendono i seguenti elementi:

  1. Soggetto attivo: Il reato può essere commesso solo da un imprenditore o da un soggetto che svolge un’attività economica organizzata. È necessario che il soggetto abbia la capacità di agire in ambito economico.
  2. Dolo specifico: La bancarotta fraudolenta richiede la presenza del dolo specifico, ovvero l’intenzione precisa di trarre un ingiusto profitto o di recare un danno a terzi mediante l’elusione delle norme sulla dichiarazione di fallimento. Il dolo specifico costituisce un elemento fondamentale per la configurazione del reato. Il dolo specifico da parte dell’agente è costituito dall’animus nocendi di recare pregiudizio ai creditori e dall’animus lucrandi, consistente nel procurare a sé o altri ingiusto profitto, ovvero il reale atteggiamento psichico tenuto dall’agente, che dovrà trarsi da circostanze ed elementi esteriori, anche facendo ricorso a massime di esperienza.

Le principali differenze tra bancarotta fraudolenta documentale e per distrazione

All’interno del reato di bancarotta fraudolenta, si distinguono due sottocategorie: la bancarotta fraudolenta documentale e la bancarotta fraudolenta per distrazione. Le principali differenze tra queste due forme di reato sono le seguenti:

  1. Bancarotta fraudolenta documentale: Questa forma di reato si verifica quando l’imprenditore altera o falsifica la contabilità, i bilanci, le dichiarazioni fiscali o altri documenti rilevanti al fine di eludere le norme sulla dichiarazione di fallimento. Si tratta di atti dolosi finalizzati a nascondere la reale situazione finanziaria dell’impresa.
  2. Bancarotta fraudolenta per distrazione: In questo caso, l’imprenditore compie atti dolosi volti a distrarre, occultare, dissimulare, distruggere, dissipare o sottrarre indebitamente in tutto o in parte i suoi beni allo scopo di recare pregiudizio ai creditori Si tratta di condotte intenzionali finalizzate a ridurre il patrimonio dell’azienda al fine di sottrarlo all’esecuzione coatta dei creditori.

L’Articolo 216 Legge fallimentare (R.D. 16 marzo 1942, n. 267) prevede che :

È punito con la reclusione da tre a dieci anni, se è dichiarato fallito, l’imprenditore, che:

1) ha distratto, occultato, dissimulato, distrutto o dissipato in tutto o in parte i suoi beni ovvero, allo scopo di recare pregiudizio ai creditori, ha esposto o riconosciuto passività inesistenti

2) ha sottratto, distrutto o falsificato, in tutto o in parte, con lo scopo di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizi ai creditori, i libri o le altre scritture contabili o li ha tenuti in guisa da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari

Il reato di bancarotta fraudolenta rappresenta una delle ipotesi più gravi di reati contro il patrimonio, poiché coinvolge l’elusione delle norme sulla dichiarazione di fallimento mediante l’uso del dolo specifico. Le varianti di bancarotta fraudolenta documentale e per distrazione evidenziano le diverse modalità con cui l’imprenditore può commettere tale reato, coinvolgendo la falsificazione documentale o la distrazione indebita di beni aziendali. La corretta applicazione delle norme in materia di bancarotta fraudolenta è essenziale per garantire la tutela dei creditori e l’integrità del sistema economico.

In poche parole sarà necessaria, ai fini della configurabilità del reato, la prova della consapevolezza da parte dell’autore del reato dello stato di dissesto della società, ma soprattutto che tale dissesto non sia stato aggravato dalla condotta dell’imputato.

Circostanza Aggravanti e Circostanze Aggravanti del reato di bancarotta

In base a quanto stabilito nell’articolo 219 della Legge Fallimentare, si individuano diverse circostanze di aggravamento per i reati di bancarotta semplice e bancarotta fraudolenta:

  1. Danno particolarmente grave: Qualora i fatti commessi abbiano determinato un danno particolarmente grave, la pena prevista per tali reati sarà aumentata fino alla metà. Tale aggravante mira a punire con maggiore severità coloro che hanno causato un grave pregiudizio agli interessi dei creditori o di altri soggetti coinvolti nel patrimonio dell’azienda.
  2. Divieto di esercitare un’impresa commerciale: Nel caso in cui l’imprenditore sia stato oggetto di un divieto di Legge che gli impediva di svolgere un’attività imprenditoriale, la bancarotta semplice o fraudolenta da lui commessa sarà considerata aggravata. Tale circostanza aggrava la responsabilità del soggetto in quanto questi, nonostante il divieto, ha proseguito nell’attività imprenditoriale culminata nella bancarotta.
  3. Pluralità di reati: Se l’imprenditore ha commesso più fatti rientranti nelle tipologie previste dalla norma, sia per la bancarotta semplice che per quella fraudolenta, tale circostanza rappresenta un’aggravante. In questo caso, la pena sarà maggiorata in considerazione del comportamento reiterato del soggetto.

Inoltre, è prevista un’attenuante per i casi in cui i reati abbiano determinato un danno patrimoniale particolarmente esiguo. In tali circostanze, le pene stabilite dalla Legge potranno essere ridotte fino a un terzo. Tale attenuante riconosce che, in presenza di un danno limitato, la responsabilità del soggetto può essere meno grave, richiedendo pertanto una minore sanzione punitiva.

Conseguenze dei Reati Fallimentari

Oltre alla pena principale, l’art. 216 prevede anche l’applicazione di pene accessorie, che possono essere inflitte al colpevole di bancarotta fraudolenta. Queste pene accessorie sono dirette ad aumentare l’effetto deterrente della sanzione e a garantire una tutela più ampia degli interessi danneggiati dal reato.

Tra le pene accessorie previste dall’art. 216, vi è l’interdizione dai pubblici uffici. Tale misura impedisce al condannato di assumere incarichi o svolgere attività all’interno della Pubblica Amministrazione per un periodo determinato. L’interdizione dai pubblici uffici mira a proteggere l’interesse generale e a prevenire il rischio che il colpevole possa abusare della sua posizione per commettere ulteriori reati o danneggiare l’erario pubblico.

Effetti dell’interdizione dai pubblici uffici

L’interdizione dai pubblici uffici comporta una serie di restrizioni per il condannato. Egli non può assumere incarichi o svolgere attività in qualità di dipendente o collaboratore della Pubblica Amministrazione, né ricoprire ruoli di rappresentanza o di gestione in società controllate o partecipate dallo Stato. L’interdizione può riguardare sia l’amministrazione statale che le amministrazioni regionali e locali.

L’articolo 216 della Legge Fallimentare stabilisce una pena accessoria di durata fissa di dieci anni, la quale

La condanna per uno dei fatti previsti nel presente articolo importa per la durata di dieci anni l’inabilitazione all’esercizio di un’impresa commerciale e l’incapacità per la stessa durata ad esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa. La pena accessoria ha inizio solo dopo l’esecuzione della pena detentiva, così come previsto dall’articolo 139 del Codice Penale.

La sentenza n. 222 del 5 dicembre 2018 della Corte Costituzionale riguarda la questione di legittimità costituzionale degli ultimi commi dell’articolo 216 e dell’articolo 223 della Legge Fallimentare. La Corte ha valutato la validità di tali disposizioni, che prevedevano una durata fissa di dieci anni per le pene accessorie di inabilitazione all’esercizio di un’impresa commerciale e incapacità di svolgere cariche direttive presso qualsiasi impresa, conseguenti alla condanna per bancarotta fraudolenta.

La Corte ha ritenuto che la durata fissa della pena accessoria non fosse coerente con i principi costituzionali relativi alla punizione, come quelli di proporzionalità e necessaria individualizzazione delle pene. Ha dichiarato la parziale incostituzionalità dell’articolo 216 della Legge Fallimentare, stabilendo che la pena accessoria dovrebbe essere commisurata dal giudice in base alle circostanze del caso, nel rispetto dei principi di proporzionalità e individualizzazione previsti dalla Costituzione.

Di conseguenza, la sentenza permette al giudice di determinare la durata della pena accessoria in maniera proporzionata e individualizzata, nel rispetto dei parametri stabiliti dalla legge.

In conseguenza di ciò, la Corte ha dichiarato la parziale incostituzionalità dell’articolo 216 della Legge Fallimentare, poiché non prevede che “la condanna per uno dei fatti previsti dal presente articolo importi l’inabilitazione all’esercizio di una impresa commerciale e l’incapacità di esercitare cariche direttive presso qualsiasi impresa fino a dieci anni”. Questa decisione consente al giudice di comminare una pena che sia proporzionata e individualizzata, in conformità agli articoli 3 e 27, commi 1 e 3, della Costituzione Italiana.

Di conseguenza, la pena accessoria conseguente alla condanna per bancarotta fraudolenta avrà una durata variabile, ma mai superiore ai dieci anni, determinata dal giudice nel rispetto dei criteri imposti dalla legge.

Dunque la durata dell’interdizione è stabilita dal giudice, tenendo conto delle circostanze del caso e della gravità del reato commesso. Tale durata può variare da un minimo di alcuni anni fino al massimo stabilito dalla legge.

La commissione di reati fallimentari comporta gravi conseguenze sia a livello penale che civile. A livello penale, l’imprenditore rischia la reclusione e la multa. A livello civile, l’imprenditore può essere condannato al risarcimento del danno ai creditori e alla revoca dei diritti di amministrazione dell’impresa.

Prevenzione dei Reati Fallimentari

Un ruolo fondamentale nella prevenzione dei reati fallimentari è svolto dai professionisti del diritto, in particolare gli avvocati penalisti specializzati in diritto fallimentare. È compito di questi professionisti informare gli imprenditori sulle conseguenze dei reati fallimentari e fornire loro una consulenza adeguata per prevenire la commissione di tali reati.

Nell’era della digitalizzazione e della globalizzazione, la prevenzione dei reati fallimentari richiede una conoscenza sempre più approfondita del diritto fallimentare e delle sue implicazioni a livello internazionale. È per questo che l’aggiornamento professionale e la formazione continua sono elementi essenziali per gli avvocati che si occupano di diritto fallimentare.

Conclusioni

I reati fallimentari sono un fenomeno complesso e in continua evoluzione, che richiede un’attenzione costante da parte dei professionisti del diritto. La mia esperienza di oltre quarant’anni mi ha insegnato che la prevenzione è la chiave per combattere efficacemente i reati fallimentari. In questo contesto, l’importanza di una consulenza legale qualificata e tempestiva non può essere sottovalutata.

La profonda comprensione dei reati fallimentari e la loro prevenzione è di fondamentale importanza non solo per gli imprenditori, ma anche per tutti i cittadini, in quanto contribuisce alla creazione di un sistema economico più giusto ed equo.

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